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Parco a San Donà di Piave, VE (1987)

  
 
Il parco ha preso vita in un’area di frangia, destinata a verde e parcheggio di lottizzazione, dalla forma irregolare, determinata da due strade e posta di fronte ad un ambito paesaggistico caratterizzato dal terrapieno dell’alto argine del fiume Piave.
I caratteri del sito rendevano complessa ma allo stesso tempo stimolante l’ipotesi di reinventare questo spazio quale elemento pubblico culturalmente vivo: luogo d’incontro.
Considerato lo sviluppo planimetrico dell’area, l’idea ha preso forma e si è sviluppata dalla trasposizione in piano di un enorme albero immaginario delineato da una serie continua di pioppi cipressini. Questi, al fine di creare un effetto di accelerazione prospettica, sono stati piantati a file convergenti, ad interassi progressivamente ridotti ed hanno altezza ordinatamente decrescente.
I coni visuali così creati, che sono il fusto ed i rami di un albero ideale  disegnato a terra, convergono, oltre i limiti del parco, l’uno nell’edificio di Alvaro Siza, l’altro in asse alla “ galleria del costruito” con l’interposizione della scultura di Bruno Munari.
Il semplice principio ispiratore, costituito da elementi naturali – prato e pioppi cipressini – avente molteplici approcci visuali, si è via via arricchito di gruppi scultorei creati dall’ immaginazione di artisti che hanno varie matrici culturali, uniti dall’obiettivo di evocare l’essenza profonda della natura, del paesaggio e del costruito.